Biografia

Franco Califano: Il “Reporter dei Sentimenti”.

Se fosse nato altrove, magari in America, oggi sarebbe annoverato tra i guru di quell’élite rivoluzionaria targata “beat generation”. In Francia si parlerebbe di lui come di un impenitente chansonnier. In Inghilterra, non da meno, per meriti artistici si sarebbe potuto fregiare dell’ambito titolo di Sir.

Da noi invece, sebbene goda di un’indiscussa popolarità, la sua figura oscilla tra l’altalenante gradimento di una cultura popolare, storicamente dissonante e contrapposta: il mito, un Maestro, un poeta, l’unico. Diversamente: trash, maledetto, eccessivo, inaffidabile. In realtà, in quanto “sfacciatamente italiano”, Franco Califano appartiene a ciascuna fazione: poeta maledetto, artista scomodo e, ovviamente, proprio per tutto questo, unico. Del resto, basterebbe ripercorrere il suo excursus anagrafico per capire quanto il destino abbia inciso nella formazione del controverso personaggio. Originario di Pagani, piccolo centro del salernitano, Franco Califano è nato tra le poltrone di un aereo nel cielo libico. Era il 14 settembre del 1938. Benché giovanissimo, animato da un’irrefrenabile irrequietezza, Franco non perderà tempo ad incarnare gli stilemi comportamentali di chi sa guardare al futuro con i propri occhi. Dopo le scuole dell’obbligo, consumate nei cortili di severi collegi tra guasconate ed appassionati baci, è costretto a frequentare un corso serale di ragioniera perché, “rapito” dalla vita notturna.

È affascinato dalla bella vita e dalle donne che, senza pudori, contraccambiano. Califano, come poi canterà più volte in seguito, ha sempre amato la notte. E lo dimostra con un invidiabile profitto scolastico. Una sorta di Dottor Jackill e Mr Hide: la scuola e la boxe, i compiti e i locali da ballo. E se l’istruzione gli regala le basi per non cadere nei tentacoli della manovalanza (siamo nel sud della rinascita), le notti di luna smussano desideri ed ambizioni oniriche.

Così, deciso a dare un senso alla sua natura di “uomo contro”, si impone nel mondo dei fotoromanzi assieme a,  Franco GasparriJean Mary CarlettoClaudia RivelliNuccia CardinaliAdriana Rame,KatiusciaClaudio De RenziGianni VannicolaAlex DamianiFranco DaniSebastiano Somma . Ma non basta.

Sono gli anni della “Dolce vita” e via Veneto è un brulicare di divi e di morbide bellezze. Federico Fellini inventa i paparazzi ed inchioda la Roma papalina nel “declino” modaiolo. Califano ama la musica e canta. La sua fame di novità lo porta a sperimentarsi con differenti generi musicali: dalle ballate popolari sino agli standard a stelle e strisce (Nat King Cole, Frank Sinatra).

E quando una bellissima attrice francese di quegli anni sta per stringergli il cappio intorno al collo, dopo una notte di dura riflessione, Franco sceglie definitivamente la musica: destinazione Milano.

È giovane ma ha le idee chiare, “la pratica deve vincere sulla teoria”, dunque spazio all’istinto e a nuove amicizie. Le sue frequentazioni in ambito artistico lo portano a collaborare con diversi artisti di allora in voga che apprezzano il suo modo di pensare. Scrive le prime canzoni anche se, pagando lo scotto della gavetta, per diverso tempo si limiterà a comporre per altri. Alterna la scrittura alle prime incisioni che in breve tempo arrivano finalmente al grande pubblico (“E la chiamano Estate” e “Baciami per domani” cantata da Bruno Martino. Per Ornella Vanoni scrive “La musica è finita” e “Una ragione di più”). Franco Califano piace. Alle donne perché è maschio, agli uomini in quanto forte e sicuro di sé: è il perfetto playboy. Seguono anni di grandi successi che culminano con un bellissimo “ellepì” dal titolo “Amanti di valore” interamente cantato dalla grande Mina. Così esaurito un periodo determinate della nostra storia musicale, “il Califfo” si trova inevitabilmente a dover fare i conti con l’avvento dei cantautori e in questo periodo dei “pugni chiusi” riesce a tenere i piedi ben piantati a terra. L’esperienza di un’infanzia consumata in periferia ha infatti rodato un carattere temprato da mille difficoltà. Franco ha capito che preferisce da sempre la qualità alla quantità. Mentre qualcuno, tra i suoi colleghi, decide di affidare il destino politico e sociale dell’Italia a una chitarra, lui continua a raccontare l’amore, gli amici e il tempo che passa, quello che non fa male ma che inevitabilmente porta via tutto.

Soffre i “falsi messia e i mistificatori” e non senza dolore prosegue il suo cammino rimanendo sempre se stesso. Personaggio “contro” e, per questo condannato a pagare duramente ogni sua scelta, l’artista assurge alle cronache dei giornali per una serie di frequentazioni e “costumi” che la società di allora, pur essendone parte integrante, non tollera. I giorni cavalcando “la cresta dell’onta” si accaniscono contro di lui. Diventa il mostro, il vizioso. Dopo il rodaggio giovanile del collegio, ora è costretto a patire anche l’umiliazione del carcere. Una frustata, tra le tante che negli anni continueranno a susseguirsi – malgrado due assoluzioni “perché il fatto non sussiste” –  di quelle “che piegano ma non rompono”. Queste frustate per Franco, saranno anche degli stimoli e nonostante scandali e soldi mangiati da avvocati e cause costosissime,  Il Maestro rinasce tornando a toccare l’impervia vetta del successo.

I monologhi, alternati alle canzoni di grande impatto emotivo, divengono il suo cavallo di battaglia. La romanità – per alcuni soltanto un dialetto – grazie alla sua penna, diventa una lingua. Infatti Califano è il primo artista moderno capace di nobilitare il romano. Di lì a poco alcune frasi tratte dalle sue canzoni divengono veri e propri slogan – E la chiamano estate. La musica è finita. Tutto il resto è noia – entrando a far parte del lessico quotidiano.

Il pubblico lo adora e la sua fama è trasversale: tocca le corde di tutti, senza distinzioni sociali e anagrafiche. I media si sbizzarriscono e lui gongola: “il Prévèrt di Trastevere”, “Il Brèl Romanesco”, “il Pasolini della canzone”, “Il Belli di quest’epoca”, “un personaggio Kafkiano”, “il Re della Belle Époque Romana”. Basti pensare che il severo testo critico-musicale, incentrato sulla “Storia della Canzone Romana”, lo cita quale più grande Autore vivente per “aver scritto la più bella pagina della canzone dialettale Romanesca”. Poi c’è la filosofia di Califano, la magia di una frase che titola e che relega all’eternità una canzone, forse la più “usata” del suo lunghissimo repertorio: “Tutto il resto è noia”. Un testo che tra filosofia e pragmatismo, è stato oggetto di discussione in molte aule scolastiche italiane.

E tra i numerosi riconoscimenti che non finiranno mai di arrivare, singolare quello “ordito” dal Comune di Borbona (Rieti) che negli anni ’80, ha pensato bene, contro la legge, di fermare sulla targa di marmo: “Piazza Franco Califano, musicista e poeta”. Un caloroso tributo che la cittadinanza – respingendo l’ordine della Magistratura – ha rifiutato di rimuovere.

Il Maestro ha inciso trentatré album, collaborando con i più grandi compositori della musica italiana come Ennio Morricone, Bruno Martino, Carlo Pes, Claudio Mattone, Toto Savio, Gianni Bella, Augusto Martelli, Alberto Laurenti, Dario Baldan Bembo, Sergio Bardotti – e più di mille canzoni scritte per altri colleghi. Che piaccia o meno, egli ha firmato una moltitudine di emozioni portate al successo da altri: Mina, Renato Zero, Gianni Morandi, I Vianella, Ricchi e Poveri, Mia Martini, Ornella Vanoni, Peppino Di Capri, Michel Fugain,Robert Plant, Francis Lai, Adamo, Alain Delon, Caterina Caselli, Loretta Goggi, Fred Bongusto, Frank Sinatra, Stevie Wonder, Milva, Fiorella Mannoia, Massimo Ranieri, Fred Bongusto e Umberto Bindi.

Franco Califano, è stato insignito della Laurea Honoris Causa in Filosofia all’Università di New York” per aver scritto una delle più belle pagine della Canzone Italiana, recita la motivazione. Per la cronaca, prima di lui la stessa università aveva assegnato la Laurea a Edoardo De Filippo e all’Ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

Nonostante tutto ciò, dopo la sua scomparsa, il “Maestro” non ha ancora avuto il successo che merita. Perché l’universo Califano, in quanto tale, è in gran parte ancora tutto da scoprire.