Marco Zonetti

Marco Zonetti

Ho sempre pensato che per spiegare il concetto di “romanità” basterebbe mostrare una fotografia di Franco Califano ed evocarne la figura e la parabola esistenziale.  Il romano viene spesso tacciato a torto di essere arrogante, superbo, indolente, ma – lo dico da mezzo romano vissuto per metà della mia vita al Nord – questo è un ritratto che non lo dipinge nei suoi veri colori. Il romano vero è quello che ti adotta a scatola chiusa, che ti vuol bene comunque tu sia, che ti accoglie fra le sue braccia senza chiederti nulla in cambio.  Il romano è quello che ti fa una battuta all’apparenza eccessiva e poi ti fa trovare un fiore sul cuscino.  Il romano è quello che, dietro una facciata ruvida e un po’ guascona, nasconde un cuore d’oro e una sensibilità straordinaria. Franco Califano era “romano” nel vero senso della parola. Uomo di straordinaria bellezza virile, abbinava alla sua prorompente mascolinità un animo d’incredibile dolcezza, come testimoniano canzoni quali “La nevicata del ’56” o “La musica è finita”, scritte di suo pugno. Sì, Franco Califano a mio parere rappresentava perfettamente il concetto di “romanità”, con quella sua straordinaria gioia di vivere tinta di malinconia. Quella dolorosa inconsapevolezza di essere straordinari che sfocia nell’autodistruzione.  Come la stessa Roma, che oggi soffre indicibilmente, pur essendo la città più meravigliosa del mondo.  Addio Franco, grandissimo “romano de Roma”, mai troppo compreso.  E, come Roma, mai troppo amato.

Marco Zonetti, scrittore

Date

2015

Category

Testimonianze