Antonio Gaudino

Antonio Gaudino

Conobbi Franco una sera del 1993, al “Bulli e Pupe”, locale romano molto di tendenza ai tempi. Mi fu presentato dal mio amico Alberto Laurenti con cui collaboravo già da qualche tempo. Alberto mi aveva annunciato questo possibile incontro, dunque sapevo che quella sera l’avrei conosciuto.
Devo dire che mi mise subito a mio agio forse perché avvertì due cose fondamentali, per come ho conosciuto il “Maestro”: la mia sincerità e la mia totale mancanza di piaggeria nei suoi confronti, pur amando il suo lavoro ma anche il mito “Califfo” che a Roma ha sempre avuto sui romani un fascino incredibile per via dei suoi trascorsi, quel fascino che piaceva a Donne e uomini per motivi diversi ma complementari. Bevemmo qualcosa seduti al salotto, e Alberto fu davvero gentile a presentarmi a lui nel migliore dei modi, non a caso Franco a fine serata mi disse: “Allora Toni, attendo qualcosa di tuo quanto prima per iniziare a lavorare”. Ricordo che tornai a casa ed eccitato dissi a mio padre di questo incontro e commentammo con orgoglio l’idea che io potessi fare qualcosa per Califano. Dunque, l’impressione fu ottima ed è quella che custodisco con più tenerezza.
Da quell’incontro, di cui sopra, avevo iniziato a buttare giù qualche musica e qualche testo, per farle ascoltare ad Alberto che avrebbe prodotto il futuro “Ma io vivo”, l’album che poi fu il big bang del nostro sodalizio artistico e professionale ma soprattutto di amicizia sincera, fatta di serate, cene, conversazioni che andavano dalla musica al cinema, dal calcio alla politica, e in queste serate, queste quotidianità cresceva la sintonia artistica, in compagnia anche delle nostre compagne presenti e amiche del “Maestro”, un uomo sempre molto elegante, gentile, mai sopra le righe con le donne in generale ma con le persone tutte solitamente, a meno che la persona non gli era antipatica empaticamente, allora non concedeva nulla.
“Un tempo piccolo” fu la rinascita artistica, fu il modo per dimostrare a chi lo dava per morto artisticamente che lui era ancora capace di scrivere canzoni per i giovani e scalare le classifiche. Una canzone molto mia, nel contenuto (la scrissi dopo aver vissuto qualche mese di attacchi di panico), e di Alberto, senza nulla togliere alle pennellate del poeta Franco sparse qua e là nel brano. Un grande canzone, che resisterà nel tempo.
Artisticamente non credo che abbia bisogno di essere rivalutato, basta prendere un verso di una qualsiasi sua canzone per comprendere di quale talento Dio l’aveva dotato.

Antonio Gaudino, scrittore

Date

2014

Category

Testimonianze